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La fenformina blocca il medulloblastoma nei bimbi

Farmaci Redazione DottNet | 12/02/2020 19:27

Lo dimostra lo studio pubblicato su Cell Reports di un gruppo di ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma, dell'Istituto Pasteur Italia e dell'IIT-Istituto Italiano di Tecnologia

La fenformina, un farmaco utilizzato in passato come antidiabetico insieme alla più conosciuta metformina, ha la capacità di bloccare lo stato di avanzamento del medulloblastoma, il tumore maligno del cervello più comune in età pediatrica, con un'incidenza in Italia di circa 7 bambini colpiti ogni milione. Lo dimostra lo studio pubblicato su Cell Reports di un gruppo di ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma, dell'Istituto Pasteur Italia e dell'IIT-Istituto Italiano di Tecnologia, coordinati da Gianluca Canettieri del Dipartimento Medicina molecolare della Sapienza.

 La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di medulloblastoma è di poco superiore al 60% e finora non sono state identificate strategie efficaci per la prevenzione. Il lavoro del gruppo romano ha svelato il meccanismo biochimico alla base dell'azione della fenformina. Tale molecola agisce infatti su una sorta di interruttore cellulare denominato mGPD, presente nei mitocondri, attivando un'alterazione dello stato di carica elettrica interno alla cellula tumorale. Questa alterazione elettrica, a differenza di quanto accade nelle cellule sane, determina una inibizione della crescita tumorale. Ciò significa che la fenformina agisce come una batteria al contrario: 'carica' le cellule tumorali, per spegnerle.

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"Ciò che avviene nella cellula trattata con la fenformina è un processo di ossidoriduzione, ovvero un fenomeno simile a ciò che accade quando ricarichiamo le pile con il carica-batterie: aumentiamo la presenza di cariche elettriche dentro la cellula.  Ma le cellule tumorali hanno delle pile che, una volta ricaricate, avviano un processo che le porta a rallentare la crescita - afferma Canettieri -. Inoltre, pur avendo effettuato i nostri studi sul medulloblastoma, riteniamo che questo meccanismo di ricarica-spegnimento sia efficace anche per altri tumori, come mostrano alcuni nostri dati recenti". La ricerca è stata sostenuta dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, dall'Istituto Pasteur Italia - Fondazione Cenci Bolognetti e dall'Istituto Italiano di Tecnologia.

fonte: cell report

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